In Italia un terzo dei/delle minorenni in carico ai Servizi Sociali per maltrattamento subisce violenza assistita. Il dato è riportato da Terre des Hommes e Cismai nella “II Indagine nazionale sul maltrattamento di bambini e adolescenti in Italia”, pubblicata per conto dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza nell’aprile di quest’anno. 

Nel 2013 la violenza assistita costituiva la seconda tipologia di maltrattamento principale più frequente, il 20,3% sull’incidenza totale delle forme di maltrattamento. Nel 2018 la percentuale è salita fino al 39,8%, un incremento di quasi 10 punti percentuali.  

Anche per questo Rel.Azioni Positive e il Centro Veneto Progetti Donna, che da trent’anni gestisce i centri antiviolenza della Provincia di Padova, si impegnano nella realizzazione di azioni di prevenzione, riconoscimento ed intervento al fine di proteggere e tutelare i/le minori vittime di violenza assistita, interpretando il fenomeno con una prospettiva più ampia all’interno delle manifestazioni della violenza domestica e di genere. 

Nel 2021 il Centro ha attivato il Progetto “Mi-Va: Minori Invisibili – Violenza Assistita”, con il sostegno di UniCredit Foundation nell’ambito dell’iniziativa “Call for the Regions 2020”. L’intera progettualità si fonda su un approccio basato sui diritti umani e centrato sulla vittima, dove la dimensione di genere, i bisogni, le aspettative e il principio del superiore interesse del/della minore assumono un rilievo centrale.

Il Progetto si propone di ridurre l’impatto della violenza assistita in termini di conseguenze sullo sviluppo psico-fisico dei/delle minori, attraverso il potenziamento di percorsi di presa in carico delle vittime; il supporto alla genitorialità per le donne con figli/e minori in situazioni di violenza; il rafforzamento del lavoro multi-agenzia e del capacity-building tra i soggetti coinvolti nel sistema di protezione e tutela. 

Secondo Carla Garlatti, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, il riconoscimento della violenza assistita ha richiesto molto tempo. Solo con il Codice Rosso (Legge 69/19) i/le minorenni che assistono ai maltrattamenti sono considerate persone offese dal reato. La Garante sottolinea l’importanza di definire i maltrattamenti in famiglia in presenza di minore come una forma di violenza diretta e la necessità di agire affinché questo squilibrio di potere nelle dinamiche familiari non venga ignorato e normalizzato agli occhi dei/delle minori. 

Inoltre, come rilevato da un’indagine di D.i.Re – Donne in Rete Contro la Violenza – pubblicata nel luglio di quest’anno, raramente la violenza domestica viene riconosciuta all’interno dei tribunali civili e per i minorenni, che spesso intervengono nel percorso di fuoriuscita dalla violenza delle donne supportate dai centri competenti. Nelle decisioni adottate, infatti, la Convenzione di Istanbul è ancora poco citata come riferimento normativo. 

Indipendentemente dalla presenza di comportamenti violenti nei confronti della madre, «nel bilanciare gli interessi tra il diritto alla bigenitorialità e la tutela dalla violenza, in molti tribunali si ritiene che il primo resti prevalente», afferma Garlatti. 

Sarebbe necessaria, invece, una valutazione più approfondita, volta a stabilire il superiore interesse del/della minore, senza confondere i conflitti che possono avvenire nella sfera domestica con le varie forme di violenza intrafamiliare. Le conseguenze di quest’ultima influiscono profondamente sullo sviluppo delle e dei minori che assistono alla violenza agita, ma anche sulla costruzione della loro identità futura, come donne e uomini. La violenza assistita non deve rimanere un fenomeno invisibile: è indispensabile un approccio critico che contrasti la normalizzazione di questi atti e la vittimizzazione secondaria di donne e minori nella realtà giudiziaria, orientato alla prevenzione, ancorato alla raccolta di dati oggettivi e all’impianto legislativo restituito dalla Convenzione di Istanbul.

Per violenza assistita intrafamiliare si intende l’esperire da parte della/del bambina/o e adolescente qualsiasi forma di maltrattamento compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale, economica e atti persecutori (c.d. stalking) su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative, adulte o minorenni. Il/la bambino/a o l’adolescente può farne esperienza direttamente (quando la violenza/omicidio avviene nel suo campo percettivo), indirettamente (quando il/la minorenne è o viene a conoscenza della violenza/omicidio), e/o percependone gli effetti acuti e cronici, fisici e psicologici. 


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